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IL RICCIO RACCOLTO IN VIA LA SPEZIA A UDINE

Quando viaggio in auto, oltre a prestare attenzione alle regole del traffico (ovviamente) è mia abitudine spaziare con lo sguardo in ogni direzione nel timore che qualche animaletto attraversi improvvisamente la strada: un gatto, un uccello, un riccio, ecc (e, perché no, un cervo, un cinghiale...). 
I miei occhi perlustrano in lontananza  anche il manto stradale in cerca di animaletti eventualmente incidentati, feriti o morti. 
A rigore di logica, in strada non ci dovrebbero essere animali in difficoltà in quanto col nuovo Codice stradale italiano ogni conducente dovrebbe prestare soccorso in caso d' incidente da cui derivi danno ad un animale Leggi, ma siccome non è da fidarsi degli umani, la mia attenzione in aiuto degli animali non cesserà mai.

Non molto tempo fa, precisamente il 14 luglio scorso, mentre rincasavo di notte, in Via La Spezia, andando verso Godia, individuavo, quasi in mezzo alla carreggiata ma dalla parte della mia corsia, un grosso riccio. Si sa che nelle ore notturne, specialmente in assenza di illuminazione pubblica, tutto si complica. In quel momento, fortunatamente,  non c'era traffico ma, in lontananza, dietro a me, sta arrivando un'auto. In un lampo, metto le "4 frecce" e mi fermo accostando quasi a filo del riccio che era immobile. Passato il pericolo, apro la portiera. Sull'asfalto,  accanto al riccio, c'è del sangue ma non mi sembra che sia stato investito. Comunque, non riesco a capire se è vivo. Senza tanto perdere tempo, prendo la gabbietta per gatti e con un fazzoletto lo spingo dentro e via verso casa.  In meno di due minuti sono nell'autorimessa dove con gioia noto che il riccio è vivo. 

Lo controllo sommariamente. Non trovo sangue sul suo corpicino. Gli preparo un ambiente confortevole con della carta soffice e gli metto una scodellina con l'acqua e una con croccantini per gatti. Spengo la luce e rimango in silenzio per qualche minuto. Nel riaccenderla noto che il riccio si era rilassato esponendo il suo bel musetto (prima era arricciato). Lo lascio tranquillo. Più tardi (era ormai passata l'una di notte) avrei chiamato a chi compete la tutela degli animali selvatici, cioè la Provincia di Udine o direttamente il signor Zuliani gestore del Centro recupero fauna selvatica a Campoformido.
Poco prima delle 7 del mattino il signor riccio aveva dimostrato che male, male non stava. Aveva bevuto abbastanza e aveva mangiato metà dose di croccantini (precisamente otto di numero). Gli occhietti però non erano molto vispi. 
Al numero verde 800961969 della Provincia l'operatore mi risponde  che era lontano da Udine per un'emergenza e che avrebbe ritardato. Nel proporgli che avrei potuto portare personalmente il riccio al Centro di recupero di Campoformido, l'operatore provinciale fu subito d'accordo.
Le mani esperte del gestore, signor Zuliani (vedi foto), lo accolsero e io fui più tranquilla. Mi disse: <Ha un lieve rumore nel respiro per il trauma, ma se la caverà>
Firmai la consegna e me ne andai augurando al riccio buona fortuna.
  


                                                                                                                                                   

   

AGGIORNAMENTO AL 1.8.2014

Oggi, nella campagna nei pressi del Centro recupero,  il riccio  è stato liberato insieme ad altri ricci che Zuliani aveva allevato. Storia a lieto fine !!!



L'HO CHIAMATA "PALOMA"

Quando si dice i casi della vita!
Il 24 giugno  ero insieme a mamma, sorella e marito. Per andare a prenderci un caffè avevamo in mente tre possibilità: un bar in Viale Volontari della Libertà, un bar in Piazzale Osoppo e uno in Via San Daniele. Abbiamo optato per quest'ultimo. Ed è in questo bar, precisamente nell'area lastricata esterna, che si presentò subito il caso che il destino ci aveva voluto "abbinare" (in un altro bar ci sarebbe stato, forse, un altro "abbinamento") Fra i tavolini vuoti si spostava con difficoltà un piccione. Man mano che ci avvicinavamo lui si spostava verso i retro del bar con dei  voli brevi e a bassa quota. Voli faticosi e atterraggi barcollanti tanto da capire ben presto che una zampina, quella di sinistra, era ferita.
La barista ci raccontò che il piccione era da molto tempo in quelle condizioni e che lei gli dava da mangiare. Aggiunse che doveva trovare una soluzione perché certi clienti non erano contenti di quella presenza. 
Io, naturalmente, mi  offrii per provare a catturarlo e portarlo a casa, anche con la prospettiva di consegnarlo successivamente al gestore del Centro di recupero fauna selvatica della Provincia di Udine.
La gabbietta per catturarlo era in auto (la porto sempre per ogni evenienza). Qualche minuto di pazienza....  ecco, è dentro!!! Meno male altrimenti, che fine avrebbe fatto il piccione dal momento che la barista, alcuni giorni dopo, chiuse per ferie?
Portato a casa, l'ho messo nella voliera insieme a Colombella ma ho dovuto subito trasferirlo in un'altra gabbia in quanto la nostra colomba lo aggrediva. Stando da solo, il piccione si è subito sentito a suo agio: mangiava, beveva e si riposava.
Per far visionare le condizioni fisiche del piccione, pochi  giorni dopo ero a Campoformido, presso il Centro di recupero fauna selvatica della Provincia di Udine, gestito dal Signor Zuliani. il quale lo prese in consegna con la possibilità di riconsegnarmelo dopo un periodo più o meno lungo di osservazione (a quanto pare,  il piccione domestico non è considerato appartenente alla fauna selvatica e quindi un privato cittadino lo può detenere). Zuliani mi disse che non era possibile il recupero dell'arto e nemmeno l'amputazione. Comunque, qualche miglioramento, col tempo, lo avrebbe avuto. Aggiunse che molto probabilmente era una femmina e che per tale motivo veniva aggredita dalla mia colomba. Mi sembrò quindi opportuno chiamarla "Paloma".







AGGIORNAMENTO AL 9 AGOSTO 2014

Sono stata al Centro recupero fauna selvatica di Campoformido. Ho visto Paloma. Stava in una grande voliera insieme a tanti suoi simili. Non sarebbe stato giusto portarla via. Ciao Paloma, ogni tanto passerò a trovarti.





DIANA, 16 ANNI, MA NON LI DIMOSTRA

E' una chiacchierona e brontolona Ad ogni spostamento, ad ogni salto non manca di farsi sentire con un mugugno. E quando le sto per dare da mangiare, il tono diventa stridulo, quasi isterico. E' solo scena, non è affamata (infatti mangia lentamente). Comunque, non si accontenta di due pasti giornalieri, periodicamente vuole dei contentini. Fin qui tutto abbastanza nella norma se non fosse che la notte, mentre si dorme, molto spesso ci chiama e ci tocca con la zampina (opportunamente senza unghie) per chiederci dei croccantini che, ovviamente, noi teniamo a disposizione sul comodino. 

Non le piacciono le nostre coccole e non le piace stare in braccio, piuttosto è lei che si struscia sulle nostre mani o sul  viso.
Le piace giocare e, in questa circostanza, diventa una vera belva, veloce e aggressiva. Se le capitasse di incontrare un animaletto, questo  non avrebbe scampo. Non per niente si chiama Diana! 
Ricordo quando saliva sul tetto della nostra casa e spostava le tegole in cerca dei nidi dei passerotti. Gattaccia tremenda!!! 
Quando dorme, però, diventa un angioletto. 
Il primo luglio (data presunta di nascita) ha festeggiato i suoi 16 anni. 
Anche lei (come i tantissimi gatti che ho avuto e che tuttora ho) proviene da una colonia felina da me gestita in Udine per conto della associazione LAV.  Diana è stata salvata in extremis prima che sparisse anche lei, così come è successo alle altre due sorelline.

Recentemente è stata visitata dal nostro veterinario che è rimasto sorpreso dal buono stato di salute. In poche parole è stata definita una "giovincella"